Tra il 1963 e il 1965 ebbe luogo uno dei più importanti processi legati ai crimini nazisti a Francoforte sul Meno. Qui, per la prima volta, la Repubblica Federale Tedesca affrontò in maniera impegnativa la questione delle responsabilità individuali, dirette, imputabili a esecutori di ogni grado, attivi nei recinti del lager di Auschwitz. Poiché la corte era composta da giudici tedeschi, che sul territorio della Germania processavano altri tedeschi, quel dibattito in tribunale fu la prima occasione che permise un serio confronto col passato nazista all’interno della Repubblica Federale. Peter Weiss assistette a molte sedute del processo di Francoforte, trasformando in poesia i verbali di deposizione di torturatori e deportati.
Dai verbali di questo procedimento penale, l’ autore ha tratto spunto per la costruzione di uno dei drammi teatrali più efficaci che siano stati scritti sul tema della deportazione nei Lager e nei centri di sterminio: L’istruttoria.
Weiss vide i volti e le espressioni degli imputati e dei testimoni, assistette al tentativo di far rientrare negli schemi della giustizia umana crimini non solo senza precedenti, ma inconcepibili.
Ispirandosi alla Commedia dantesca il dettato, che non usa nemmeno una parola non pronunciata al processo, è strutturato in undici episodi in forma di cantiche in versi liberi e in lacerti di prosa molto concisi. Sono domande e risposte articolate poeticamente secondo un crescendo di orrore, dalle quali emerge per gradi l’inconcepibile routine dei lager. La forza con cui Peter Weiss espone tutto ciò proviene dalla mancanza di enfasi: l’orrore dei fatti trattati esplode in tutta la sua potenza senza il bisogno di alcun artificio retorico, lasciando un segno profondo nella coscienza dello spettatore.
L’Istruttoria di Peter Weiss – Elfo Puccini, sala Fassbinder – dal 13 al 25 marzo. Martedì/sabato 21.00, domenica 16.30 – Intero 30 €, ridotto giovani/anziani 16 €, martedì posto unico 20 € – Durata: 2 h – Info e prenotazioni: tel. 02.0066.06.06, biglietteria@elfo.org, www.elfo.org
2 aprile 1992. Scoppia la guerra tra serbi e croati. In Italia si parla di lievi scontri, di guerriglie. Simone ha 23 anni, vive a Milano e ha lo spirito di un ragazzo come tanti. Deve andare in Croazia per portare i nonni materni in Italia, per precauzione. All’inizio è un ragazzino con la macchina fotografica, un “bauscia” – come lui stesso si definisce in dialetto milanese – che pensa che la guerra sia un reportage alla Robert Capa, tante immagini forti in bianco e nero. Poi, giorno dopo giorno, inizia una sua personale discesa all’inferno e nel dolore vero: i massacri dei villaggi, i tradimenti, l’odio della gente, i crocifissi sradicati, le moschee profanate, il tenere in braccio un compagno che muore. Ciò che colpisce forse ancora maggiormente è però il “dopo”, quello che è successo quando ritorna a Milano: il suo chiudersi in casa a guardare il muro, il suo vedere immaginari cecchini sui tetti delle case, il rifiuto di prendere i farmaci per il bisogno rabbioso di ricordare, il volere che gli altri gli facessero una domanda, che rompessero il muro di indifferenza e il bisogno di scappare al parco per rinchiudersi in una campana di silenzio. Nema problema (Storia di un ritorno) di Laura Forti è semplicemente la storia di uno come noi, che viveva a Milano e si è ritrovato in Croazia nel ’92, che è sopravvissuto al male e che ha cercato di non impazzire suonando il sassofono.
Nema problema (Storia di un ritorno) di Laura Forti – Elfo Puccini, sala Bausch/Nuove storie – dal 13 al 18 marzo. Feriali ore 19.30, domenica ore 18.00; posto unico 15 €; Infoline: 02/0066.06.06, biglietteria@elfo.org, www.elfo.org